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Bacino Capodacqua: Regione Puglia analizza fattibilità del progetto.

Giovedì, 5 Aprile 2012

In un incontro convocato dall'assessore regionale alle opere pubbliche Fabiano Amati sulle problematiche riguardanti gli invasi artificiali inutilizzati nei territori di Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Altamura, la Regione ha comunicato la propria intenzione di rivalutare la fattibilità del progetto di sistemazione idraulica del bacino Capodacqua.

La Regione Puglia ha deciso di capirci qualcosa in più, per questo motivo ha acquisito tutta la documentazione per valutare l'effettiva realizzabilità del progetto che, stando a quanto emerso dall'incontro, è subordinata all'esame che la stessa Regione eseguirà sui costi e benefici che il Consorzio di bonifica Terre D'Apulia presenterà entro il mese di aprile con riferimento all'intero ammontare dei finanziamenti per la realizzazione delle opere. Il Consorzio di bonifica dovrà inoltre assicurare che la gestione delle opere sia tecnicamente ed economicamente sostenibile, attraverso la presentazione di un idoneo piano industriale.

Negli anni '90 la Regione Puglia e il Ministero per gli interventi straordinari nel mezzogiorno diedero il via a un progetto di sistemazione idraulica del bacino Capodacqua. L'obiettivo era di realizzare una rete irrigua e ridurre la vulnerabilità idraulica dei territori a valle del costone murgiano attraverso la realizzazione di una diga sul torrente Capodacqua, affluente sinistro del Bradano. Le opere di sistemazione idraulica all’origine avevano lo scopo di raccogliere le acque meteoriche e di convogliarle nella diga e comprendevano cinque invasi, per una copertura complessiva di 600 ettari di Murgia e un volume di 250.000 metri cubi d'acqua; gli invasi dovevano essere raccordati con la diga per mezzo di 50 chilometri di canali in cemento e 500 briglie di contenimento, quasi interamente realizzate. Inoltre, erano previsti 4 pozzi per la captazione delle acque nel periodo estivo e un parco eolico, che avrebbero dovuto provvedere all'alimentazione elettrica dei pozzi stessi.
Il progetto, presentato negli anni '90, suscitò numerose proteste da parte di alcuni comuni e i lavori furono bloccati diverse volte perché alcuni tratti dei canali in costruzione ricadevano in aree d'interesse archeologico. Dopo quasi vent'anni le uniche opere realizzate consistono in quattro invasi artificiali situati nel bel mezzo del Parco dell'Alta Murgia.

Adesso le opere richiedono interventi di rifunzionalizzazione, per un ammontare di circa € 9.400.000,00. "Il nostro primo obiettivo - ha spiegato Amati - è quello di non sprecare risorse pubbliche ed evitare che esistano monumenti all'incompiutezza. Per questo stiamo eseguendo una serie di studi, rispetto ai quali è sorta l'esigenza di un'integrazione per verificare la concreta fattibilità tecnica economica delle opere necessarie. Se spendiamo anche un solo euro in più, lo scopo di ottenere un risultato concreto e l'effettivo utilizzo delle opere dovrà essere necessariamente raggiunto. L'obiettivo è riuscire a fare opere di manutenzione su invasi che hanno ormai 20 anni di vita e completare alcune parti strutturali per poi addurre e distribuire acqua per scopi agricoli".

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