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“U PASTORAVACCH”

Mercoledì, 10 Giugno 2009

Un extraterrestre che osservasse dalla sua astronave il comportamento degli umani nei confronti dei serpenti lo troverebbe ambiguo, se non schizofrenico. Odiati in alcune parti della terra, amati, se non adorati in altre.

I popoli occidentali, cristiani in generale e di origine latina in particolare, li odiano (con qualche eccezione però, anche in Italia): retaggio culturale del Cristianesimo primitivo e medioevale che ha aborrito una delle maggiori immagini ierofaniche o teofaniche del politeismo.

Altri popoli invece li amano, li adorano (e considerano sacrileghi quelli che li uccidono) in quanto simbolo di virilità, prosperità, saggezza, redenzione, immortalità. Nel nostro territorio fra le cinque-sei specie presenti ve ne è uno che apprezzo molto. Sto parlando del “Pastoravàcch”. Il nome scientifico è Elaphe quatuorlineata, quello italiano Cervone. Col nome di Pastoravàcch è chiamato in molte zone dell’ Italia meridionale. In Italia è presente in Italia centro-meridionale e Sicilia. E’ il serpente più grande d’Europa: un esemplare catturato in Romania misurava 260 centimetri. In Italia fu catturato nel Lazio un esemplare che però non misurava più di 240 centimetri . La sua taglia standard comunque di solito non supera i 160 centimetri, per un peso (degli esemplari adulti) di 1500-3000 grammi. La sua tecnica di caccia (roditori, uccelli) ricorda molto quella dei Boa costrittori: mentre ingolla la testa della preda, ne avvinghia il corpo con le spire impedendo così la respirazione. Si ciba anche di uova che una volta ingollate frantuma avvolgendosi a un supporto verticale. Qualche contadino lo avrà osservato mentre compiva questa operazione avvinghiandosi alla zampa di una vacca e di notte, al chiarore del lume ha avuto l’illusione che stesse succhiando del latte dai capezzoli dell’animale. Di qui il nome, e la diceria che si cibi di latte, non solo vaccino. Altra favola infatti è quella della puerpera che deperisce e non ha più latte per via di un “Pastoravacch” che nottetempo se lo succhia. Il nostro non beve latte ed è difficile proprio osservarlo bere (di solito si disseta leccando goccioline di rugiada). E’ un serpente buonissimo: non morde mai, neanche se provocato. E pare che sia buonissimo anche dal punto di vista gastronomico: alla brace è simile al capitone. Fino a qualche decennio fa in alcuni paesini della Calabria non era infrequente cibarsene. E’ un serpente ecologicamente utilissimo: un adulto in una sola stagione può cibarsi anche di 3 kg. di topi e altri roditori.

E’ in forte diminuzione in tutto il suo areale di distribuzione per l’alterazione dell’ambiente e le uccisioni. A Cocullo, in Abruzzo, è il protagonista di manifestazioni pagane legate al culto di Angizia (dea marsicana protettrice contro la rabbia, il mal di denti e le morsicature degli altri serpenti), spodestata dal sincretismo religioso cattolico e sostituita con S. Domenico. Ma negli ultimi tempi anche la statua di S.Domenico è diventata meno ricca di serpenti, sia per la diminuzione cui sopra accennavo, sia per l’abitudine di appassionati ed erpetologi, specialmente tedeschi, che ogni anno il 1° giovedì di maggio si recavano a Cocullo e, a festa finita, li compravano dai paesani che li avevano catturati. Oggi il “Pastoravacch” è specie protetta e la sua detenzione o uccisione comporta sanzioni. Ma, a prescindere da queste, se proprio non riusciamo ad amarlo, lasciamolo in pace.

« L'uomo potrà dirsi civile solo quando porterà verso gli animali il rispetto che porta verso se stesso» diceva Leonardo da Vinci.

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